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La placenta è una nuova fonte promettente di cellule staminali

Sono passati più di 40 anni da quando in medicina è stato applicato con successo un trapianto di cellule staminali per la prima volta. Gli scienziati le hanno isolate dal midollo osseo. Una pietra miliare importante nel trattamento delle malattie gravi risale al 1978, quando fu scoperto che il sangue del cordone ombelicale era una buona fonte di cellule staminali. Seguirono altri 10 anni di ricerca intensiva, con il sangue del cordone ombelicale che a poco a poco veniva usato per il trapianto. Il successo di questa procedura è confermato dal fatto che, da allora, oltre 30.000 trapianti di sangue del cordone ombelicale sono stati eseguiti in tutto il mondo. E i progressi non si sono fermati. Gli scienziati stanno cercando altre fonti di cellule staminali e, come suggeriscono le ultime ricerche, nella placenta c’è un enorme potenziale fino a poco tempo fa inosservato.

L’eccezionalità delle cellule staminali

Grazie alla loro qualità straordinarie, le cellule staminali sono un po’ il cuore della medicina. La caratteristica fondamentale delle cellule staminali è la loro capacità di trasformarsi in più tipi di cellule e di autorinnovarsi. Nel corpo umano, possono rigenerare i tessuti danneggiati e recuperare le cellule disponibili. Un’altra proprietà unica delle cellule staminali è la loro capacità di ridurre i processi infiammatori che si verificano nei tessuti danneggiati. Questo permette al corpo di rigenerarsi e curarsi.

Perché la placenta?

La placenta, che dopo il parto normalmente è smaltita come rifiuto biologico, svolge un ruolo assai importante durante lo sviluppo intrauterino e forma una barriera protettiva per il feto. Assicura la connessione tra madre e feto e svolge anche altre attività fondamentali come l’apporto di sostanze nutritive, la rimozione dei rifiuti e lo scambio di gas. È la fonte di tutte le sostanze importanti per la crescita e per lo sviluppo del feto. Per il suo ruolo insostituibile la chiamiamo anche “albero della vita”. Una popolazione eterogenea di cellule insite nella placenta potrebbe svilupparsi in cellule ossee, adipose, epatiche, pancreatiche, neurali o muscolari. Pertanto, queste cellule hanno un grande potenziale terapeutico nella medicina rigenerativa e svolgono un ruolo importante nella riparazione dei tessuti danneggiati e nella formazione di nuovi vasi sanguigni.

La ricerca sta progredendo

Al momento sono in corso più di 20 studi che utilizzano cellule staminali placentari, secondo i dati delle sperimentazioni cliniche. Dopo la pubblicazione dei risultati ne sapremo di più. Ma le aspettative in medicina sono grandi. La capacità rigenerativa di queste cellule è stata confermata in modelli animali sperimentali e studi clinici per il trattamento di paralisi cerebrale, ictus, infarto del miocardio, midollo spinale, cirrosi epatica e per il restauro di tessuto osseo e cartilagineo. In pratica si sopprime la funzione del sistema immunitario; e ciò aiuta notevolmente a ridurre le complicanze a seguito di trapianti di cellule staminali emopoietiche e di altri organi. Le cellule staminali della placenta sono efficaci anche nel trattamento di malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, la sclerosi multipla e il morbo di Crohn. Attualmente è in corso di sperimentazione anche l’uso di cellule staminali placentari per il trattamento di malattie cardiovascolari come l’ischemia o l’arteriosclerosi. Il potenziale delle cellule staminali della placenta è enorme e il loro prossimo contributo positivo al mantenimento e al ripristino della salute è ormai solo una questione di tempo nella ricerca scientifica.

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